Giorno 4: Cremona-Guastalla 19 maggio

canottaggio e remoturismo

Giorno 4: Cremona-Guastalla 19 maggio

22 Maggio 2015 il racconto 0

Oggi ci alziamo presto, prima delle sette: 70 chilometri dividono Cremona da Guastalla, la nostra prossima tappa.

Tardiamo un po’ la partenza per riorganizzare la barca d’appoggio visto che il gommone ci aveva definitivamente abbandonato a Piacenza per scollamento della chiglia gonfiabile: abbiamo rischiato di perdere il nostro Presidente tra le correnti del Po. Ed invece lo vediamo, più sereno che mai, su una barca in alluminio messa a disposizione da Armando o, per meglio dire, dall’Armando.

Un fotografo del Touring, giunto sul pontile gallegiante per scattarci alcune foto, ci seguirà anche per un primo tratto, documentando la nostra impresa. Ne siamo onorati.

La giornata è assolata e la temperatura aumenta. Acuni di noi vogano a torso nudo, visibilmente segnati dalla tipica abbronzatura del canottiere. L’aria è afosa e beviamo molta acqua con integratori, per ricostituire le riserve energetiche. Qualche piccola sosta per scattare alcune foto e un paio di soste più lunghe su lingue di sabbia limacciosa dove le nostre prue si appoggiano facendo inclinare le imbarcazioni. Via i calzini e le scarpe, si scende a terra coi piedi che sprofondano abbondantemente nella riva. I muscoli si rilassano, alcuni di noi accennano un po’ di stretching per cercare di sciogliere i muscoli: la schiena è dolente, le mani accusano i chilometri che si stanno accumulando, le vesciche aumentano e la pelle inizia a tagliarsi. Fa male, fa parte del gioco.

A metà percorso facciamo una pausa alla Canottieri dell’Eridanea, fucina di grandi campioni del Canottaggio italiano. Il Presidente ci accoglie con grande e giusto orgoglio, mostrandoci la struttura ed elencando i nomi degli atleti che si sono formati lungo queste sponde e raccontando le loro vittorie.

Ripartiamo dopo un buon piatto di pasta che ci ridà un po’ di forza, barche di nuovo in acqua e via verso Guastalla. Ancora un paio di soste su piccole spiagge che troviamo lungo la navigazione mentre il sole è alto in cielo e una cappa di afa sembra non volerci dar tregua.

L’attenzione è sempre importate a bordo, soprattutto per il timoniere. Ci sono molte secche in agguato: in un paio ci finiamo sopra e siamo costretti a scendere dalle barche. Massima attenzione anche ai tronchi trascinati dalla corrente che potrebbero danneggiare gli scafi.

Dopo una serie di anse la nostra mèta si avvicina, finalmente. I chilometri percorsi si stanno facendo sentire. Il desiderio di mettere i piedi a terra aumenta, come pure la voglia di potersi rilassare.

Un ultimo cambio di direzione del grande fiume e scorgiamo, a dritta della prua, il Circolo Canottieri Eridano, altra pietra miliare della storia della voga italiana.

A questa altezza, il Po sembra particolarmente vigoroso, le correnti sono visibilmente forti e il piccolo pontile davanti a a noi – perfetto per i kayak ma assolutamente inadatto per delle barche da 12 metri come sono le nostre – non fa presagire un facile approdo.

La prima imbarcazione, nella sola manovra di virata, perde moltissimi metri a causa dello scarroccio provocato dalla corrente. In quattro canottieri alla massima potenza facciamo fatica a risalire il fiume. In qualche modo guadagnamo l’arrivo grazie ad un nostro remo agguantato da una persona che ci stava aspettando.

La seconda imbarcazione, subito dietro, arriva anch’essa a destinazione con un piccolo urto tra lo scafo e l’angolo del pontile galleggiante: si danneggia in modo lieve, fortunatamente senza conseguenze strutturali.

Scendiamo tutti a terra, solo in quel momento cala la tensione; ci consoliamo con una serie di spritz e Martini gentilmente offerti da una compagna di avventura: Arianna.

Godiamo ancora della la bellezza del grande fiume mentre alcune nuvole tagliano l’orizzonte e fanno virare i colori dai toni dell’azzurro ai toni del grigio.

Una luce strana si diffonde in un’atmosfera che pare sospesa.

Arrivano le macchine che ci porteranno in centro a Guastalla, dove passeremo la notte. Saliamo, carichiamo le nostre borse e ridiamo come dei ragazzini raccontandoci le cose più strane. Abbiamo ormai capito e sappiamo che la stanchezza fa dei strani effetti sulla nostra psiche. Ma in fondo è bello così.