Sabato 16, Giorno 1, Milano – Pavia

canottaggio e remoturismo

Sabato 16, Giorno 1, Milano – Pavia

17 Maggio 2015 il racconto 0

Davvero…

si inizia!

Alla fine credevo fosse solo un racconto su facebook, su instagram, su twitter, in radio, o sul giornale.

Ma la dimensione vera forse me la stavo perdendo.

Ecco, così stamattina, quando mi sono alzato un’ora prima del necessario, ho capito che invece era vero, oggi si partiva.

Davvero qualcuno dopo anni sarebbe passato in darsena e da lì alla chiusa della conchetta, davvero diretto in barca fino a pavia.

Oggi il primo crepacuore me l’ha regalato sandro, quando, non contento di avermi fatto lavorare fino alle 11 di ieri sera al carrello delle bici, stamattina trova per caso l’ultima fascetta per legare il tandem al carrello, allora si ho iniziato a pensare che qualche entità suprema avesse deciso di supportarci.

Ho iniziato a ircredermi quando mio padre, dopo aver stipato tutti, ma dico proprio tutti i bagagli, e aver chiuso l’auto, mi chiede dove abbia messo le chiavi: io???

Dopo qualche minuto di panico, vero, per fortuna dal basso dei meandri dei sedili della focus, saltano fuori anche le chiavi della kia.

Va beh, basta particolari inutili, diciamo chi c’era.

C’erano gli amici, in darsena, a farci le foto , sul pontile da cui è in teoria vietato salire. C’erano i genitori, le fidanzate, qualcuna che è svenuta dall’emozione, c’erano 10 remiveri, anzi 11, che stavano inizando a crederci.

Allora, partiamo=?

Nell’emozione dell’applauso della folla, ci allontaniamo dalla darsena e Imbocchiamo, max al timone della non più battezzata barca 1 la REMINGA, e Papoz alla ArcaGea

il pavese. Peccato, che dietro il primo angolo, spunti il battello a motore, con velato garbo ci indichi di andare a marcia indietro e tornare verso la darsena. Ma noi non abbiamo la marcia indietro!

Salvati ancora dall’ennesimo crepacuore della mattina, raggiungiamo a passo d’uomo i barconi dei locali della movida milanese e davanti alla chiusa della conchetta una folla di amici e sconosciuti ci accoglie festante, pronta a vedere dopo tanti anni la chiusa funzionare.

Meccanica chiusa

E qui inizia il terrorismo psicologico e delle fantasiose narrazioni della possenza delle correnti al di là della chiusa: i consigli sono diretti ai vogatri, rema 4 appena puo’, per uscire dal turbine delle acque, vai di timone, lontani con la pagaia. Col fiato sospeso, la chiusa si svuota… e poi si apre… e per fortuna si sgonfia anche il racconto del mitico maelstom che avrebbe dovuto affondarci.

 

Grazie ad un amico ex canottiere, che ci presta la gru, all’altezza del ponte della 95, dove c’è un ponticello pedonale ed un camminamento una volta usato dai buoi, dove l’acqua passa ad un pelo dalla strada, aliamo le barche (ossia le tiriamo fuori dall’acqua).

La manovra non è difficile ma va fatta con attenzione: lanciamo la cima a riva, aiutati da una bottiglietta piena d’acqua che fa da contrappeso, e da riva prima ci aiutano ad accostare e a scendere e disarmare la barca, poi la leghiamo al centro del ponte, in modo che possa scorrere in avanti e opermettere al secondo armo di fare la stessa manovra. Poi imbraghiamo le barche e le solleviamo con la gru, per posarle sul carrello per biciclette che nel frattempo abbiamo montato. Alleggeriamo la battuta sul carrello con la gommapiuma, leghiamo le barche e riposiamo mezz’ora nell’attesa che Sergio carichi i remi sull’auto.

Ora c’è una delle prove del fuoco di oggi, verificare se sia possiible trainare una barca da 12 metri del peso di 80 kg con una bicicletta e un carrello costruito con mezzi recuperati.

Contro ogni mia aspettativa, la giuntura tiene! Non ci avrei scommesso molto, prima, che due piattine da 25 mm avrebbero potuto tenere quel carico!

Ecco, faccio una foto e la metto su twitter… fatto, carico… no! Non è possibile! Si è già rotto!

Primo pit stop: ad un dosso, il carrello è passato troppo veloce ed è saltato, ma la barca ha perso il contatto con il carrello su cui poggiava, e la ruota se né andata per la sua strada. Per fortuna abbiamo un nutrito gruppo di ciclomeccanici, Luca e Gabri ci aiutano subito e in un attimo abbiamo rimesso tutto a posto. Solo molta paura.

Da qui in avanti ci facciamo saggi, ci godiamo il paesaggio, la chiusa di assago è davvero un piacere per gli occhi, una macchina di ingegneria del 1800, e le fabbriche dello stesso periodo ormai dismesse che la circondano rendono l’idea della milano lontana nel tempo e ancora ricca di fascino che vorremo riscoprire.

Ci facciamo cullare dalla poche curve, dal profumo dei fiori di primavera, dallo scampanellio di chi non gradisce barche sulla ciclabile.

I ciclisti al seguito sono bravi, ci aiutano scendendo dalla bici e aiutando il passaggio sui dossi o sulle cunette più pericolose, praticando un nuovo triathlon, biciletta, lancio della bici, alzata o spinta della barca, corsa verso la bici per riprenderla, o portamento di bici mentre se ne guida un altra per restituirla al propietario corso nel frattempo in nostro aiuto.

al cambio della sponda, La ciclabile diventa una vera strettoria per 12 m di barca piu’ 3 di tandem largho 1.80 m. praticamente un bicitreno! Dopo pochi km, poco prima di binasco, c’è un tunnel nella ciclabile, ma è interrotto causa allagamento, per cui non ci resta che invadere la strada statale!

La nostra scorta cicilistica ci precede nella manovra come una staffetta, e riusciamo in breve tempo a riportarci sull’argine giusto, percorrendo lo sterrato che ci porta alle chiuse successive.

Ci raggiunge da Pavia una delegazione del gruppo autistici di Pavia, e ci accompagnano pedalando nella via.

Finalmente, dopo altre bellissime ma abbandonate, sigh, chiuse, raggiungiamo pavia senza altri inconvenienti. L’ultima parte delicata è passare sotto il ponte prima della citta, portiamo il carrello a braccia, e poi passiamo a fianco allo stadio dove c’è anche un bar alla kusturika e un gruppo di curiosi che non ha mai visto un circo come il nostro ci acclama.

Attraversiamo con cautela la città, e a parte una volta in cui ci cade la catena del tandem, con goia arriviamo al CUS pavia, lungo l’argine, dove ci aspettano i festeggiamenti !

E finalmente si brinda e si fa festa con gli amici!

Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato nella difficile giornata, e l’hanno resa possibile e unica, per noi e per tutti quelli che non hanno mai visto la chiusa funzionare né delle barche trainate da delle bici !

A domani, per la prossima tappa fino a Piacenza!